Godiamoci il viaggio accanto a loro

20.06.2025

Forse noi adulti non abbiamo il coraggio di dircelo, ma alla fin fine i giovani ci piacciono così come sono: indignati, disperati e anche un po' sfigati, proprio come ce li propongono e sicuramente ce li riproporranno la prossima stagione trasmissioni come Ballarò o Piazza Pulita.

Quelli con il piercing e il cartellone attaccato sul petto che ripetono «Ci hanno rubato il futuro», procurandoci virtuosi moti di sdegno compassionevole, anche se si riferiscono proprio a noi, alla generazione di chi li guarda in tivù e di chi il lavoro l'ha trovato con meno difficoltà di loro.

Ma anche se ci rendiamo conto di appartenere alla generazione dei ladri di futuro, non ci dispiace, anzi, potremo dire di aver rubato qualcosa anche noi, tanto ormai è chiaro che se negli ultimi cinquant'anni in Italia non hai rubato nulla significa che non sei esistito. E pazienza se abbiamo derubato i nostri figli e forse anche i nostri nipoti, vorrà dire che restituiremo loro il maltolto mantenendoli fino a quarant'anni con la nostra pensione o con quel che ne rimane.

Precari per sempre nel lavoro ma dipendenti a vita dalla famiglia, così ci siamo abituati a vedere i nostri ragazzi, e in fondo questo ci rassicura, ci fa sentire importanti, privilegiati, imprescindibili nella loro vita anche da vecchi, e ci consola del fatto di avere meno tempo da vivere rispetto a loro e di essere più brutti e flaccidi.

Siamo come attempati filistei che contemplano con disappunto i giovani Sansone rapati e impotenti, dopo che siamo stati noi a raparli per togliere loro la forza di spodestarci. Ma c'è chi la chioma non se la fa tagliare e aspetta solo il momento giusto per abbattere a spallate i luoghi comuni.

I ragazzi che ho incrociato qualche giorno fa sul treno per Bologna, per esempio, avevano i capelli cortissimi e un normalissimo look da teenager in vacanza, niente sandali da hippie o occhialoni da nerd. Dovevo andare ad Ancona e quando si sono seduti vicino a me, da perfetto signore di mezza età ho avuto la tentazione di svignarmela per evitare un'ora di chiasso, parolacce e discussioni su calcio e Belén, o addirittura che dopo dieci minuti fosse iniziata la gara di rutti.

Invece per un'ora i fanciulli hanno parlato, senza parolacce e senza sbagliare quasi mai i congiuntivi, di videogiochi (vabbè, è normale), crisi economica, prelievo fiscale eccessivo, differenze fra America e Italia, ruolo degli Usa nella Seconda guerra mondiale (con informatissimo excursus su Pearl Harbour, poiché uno di loro aveva rivisto da poco il film).

Poi i giovanotti si sono messi a progettare un viaggio in Spagna per l'anno prossimo: dove andranno, quanti soldi serviranno e come potranno procurarseli, ma non parlavano di rapinare donne in treno o uffici postali ma trovandosi dei lavoretti. Pazzesco.

Altro che Spagna, io questi qui entro dieci o quindici anni li vorrei al governo, e in posti chiave. Io ragazzi come quelli li vorrei a Palazzo Chigi, al ministero dell'Economia o del Lavoro, alla Farnesina o, vista la conoscenza di armi che dimostravano (certi videogiochi insegnano parecchio), alla Difesa. Scommetto che una loro idea sulla guerra Israele-Iran ce l'hanno già, e magari è molto più sensata di quelle che ho sentito finora da competentissimi e ipocriti barbogi. Avrei potuto chiederglielo, ma il treno stava entrando nella stazione di Ancona e dovevo scendere.

Non posso escludere che i tre ragazzi fossero dei figuranti impegnati in una candid camera per spiare le reazioni dei viaggiatori davanti all'incredibile spettacolo di tre adolescenti capaci di mettere una parola dietro l'altra senza che fumasse loro il cervello, ma è più probabile che si trattava della meglio gioventù, quella che non viene quasi mai rappresentata in tivù.

Ci sono tanti giovani che, invece di recriminare e lamentarsi, hanno capito come riprendersi il futuro, anzi, hanno già iniziato a farlo. Stanno percorrendo insieme a noi un tratto di strada, anche se noi scenderemo dal treno prima di loro perché la nostra destinazione è più vicina. Nel frattempo godiamoci il viaggio accanto a loro, guardandoli con simpatia, ascoltandoli con rispetto e soprattutto sforzandoci di non invidiarli troppo.