Maschere

26.09.2025

Oggi si chiude la campagna elettorale. Per i candidati, certo, ma anche per noi cittadini, che agli angoli delle strade non vedremo più quei giganteschi manifesti patinati con quelle bellissime maschere. Sì, avete capito bene, proprio maschere, nel senso pirandelliano del termine: quella faticosa lotta tra ciò che si è, ciò che si finge di essere e ciò che gli altri pensano tu sia.

Ora finalmente cala il sipario. Finisce la recita — pardon, la "campagna". Gli slogan si spengono, i social tornano ai gattini e la politica si ritira nei rifugi elettorali a contare i voti e le poltrone. Non avremo più i bigliettini colorati infilati sotto il tergicristallo, le cassette della posta rigonfie di volantini e i messaggini whatsapp con il tono zuccheroso degli innamorati. 

Nel guardare quei 6x3, sembrava che la politica avesse finalmente fatto spazio a una nuova generazione: sorrisi brillanti, visi lisci e pelle tirata come tamburi. Poi li vedevi dal vivo e scoprivi che la realtà è molto più crudele di Photoshop. 

Dal vivo sembravano reduci da una gastrite cronica. Ma oggi si chiude il sipario. La recita è finita, "gli amici se ne vanno". Anzi no, vanno solo dietro le quinte, dove si trattano gli accordi veri, si affilano i coltelli e si spartiscono le poltrone. Inizieranno i voltafaccia, le alleanze "di responsabilità", i governi "tecnici" e i ripescaggi degli amici degli amici. Mentre noi cittadini torneremo al ruolo che ci spetta, quello comparse.