Sotto le macerie anche la nostra coscienza

22.09.2025

Nella striscia di Gaza, un'intera generazione di bambini sta scomparendo sotto le bombe. Ogni giorno che passa, nuovi nomi si aggiungono alla lista, nomi che non diventeranno mai adulti. Nomi che, in molti casi, nessuno conoscerà mai.

Secondo i dati raccolti dalle agenzie umanitarie internazionali, il numero di minori uccisi ha superato qualsiasi soglia tollerabile per una coscienza civile. E non stiamo parlando di incidenti isolati o di quelli che chiamano "tragici effetti collaterali": ciò che si sta consumando a Gaza è un vero e proprio massacro continuo e indiscriminato, in cui i civili - e in particolare i bambini - pagano il prezzo più alto.

Le immagini che arrivano mostrano volti insanguinati, corpi senza vita estratti dalle macerie, madri che abbracciano figli che non respirano più. Ma al di là dell'impatto visivo, c'è una realtà ancora più devastante: la progressiva normalizzazione dell'orrore. Più il numero delle vittime cresce, più il mondo sembra assuefarsi. E intanto il linguaggio ufficiale resta freddo, calcolato, spesso complice.

Si continua a parlare di "diritto alla difesa", di "obiettivi legittimi", di "errori inevitabili". Ma come può essere legittimo un attacco che rade al suolo interi quartieri, che colpisce scuole, ospedali e rifugi pieni di sfollati? Come può essere difendibile un'azione che, giorno dopo giorno, cancella bambini dal futuro?

Il diritto internazionale parla chiaro: la protezione dei civili è un principio inviolabile. La morte di bambini, a queste proporzioni, non può essere considerata un danno collaterale. È una violazione. È un crimine.

Quello che serve non è solo un cessate il fuoco immediato. Serve anche una presa di posizione netta da parte dei media, della politica, della società civile. Serve il coraggio di usare le parole giuste, senza piegarle alle convenienze diplomatiche.

Tutto ciò che viene taciuto oggi - per calcolo, per paura, per convenienza - peserà domani sulla nostra coscienza collettiva. Uccidere bambini non è mai una difesa. È sempre una barbarie. E chi tace ne è responsabile.